Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

proprio il linguaggio della superficie, se non ad un esame ravvicinato? Anche per molti dipinti, una volta decontestualizzati, si pongono problemi analoghi: il museo ne privilegia l'aspetto figurativo, permette di studiarli meglio nella storia dello stile, nelle peculiarità di stesura. Il museo nasce per lo studio delle opere d'arte, prima come modello per gli artisti, poi come monumenti della storia dell'arte. Nel suo ambito sarà spesso menomato il messaggio iconografico, e andrà perduto quello rituale, simbolico etc. al quale l'opera d'arte era pure legata. Noi vedremo bene solamente quelli che la qualificano come opera d'arte, proprio perché la vogliamo vedere come tale. Colonetti. La decontestualizzazione museale è un problema tipico del nostro tempo. È sufficiente, per esempio, far riferimento alle polemiche suscitate dal progetto di Gae Aulenti per la Gare d'Orsay e il conseguente trasferimento degli impressionisti in questo nuovo museo, ex stazione ferroviaria. Che cosa è accaduto nel progetto della Aulenti? Una sorta di «restauro», tra mille virgolette, esterno alle opere d'arte, e quindi una snaturalizzazione, una «violenza», rispetto alle specificità estetiche e percettive delle singole opere d'arte, che scompaiono dal punto di vista dei rapporti di scala rispetto al contenitore. In questo caso un restauro esterno alle specificità materiali di ogni quadro ha prodotto, comunque, una sorta di restauro interno, anche nei riguardi di ciò che la memoria degli interpreti aveva sedimentato, perché, in questo caso, il restauro è stato violentemente imposto attraverso un allestimento che ha snaturato totalmente l'artefatto. Conti. Vi sono anche i musei d'autore, per esempio il Soane Museum di Londra, che è la casa di questo architetto neoclassico arredata con i suoi quadri, i suoi calchi, i suoi frammenti di antichità. Quel che vediamo non sono 145

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