si non sarebbe necessario pulire i dipinti, basterebbe collocare un faretto che attraversasse la loro vernice ingiallita e noi li vedremmo come se questa vernice non ci fosse o non fosse tanto alterata. Se c'è un quadro troppo pulito, andrà esposto su una parete bianca, come è stato fatto con la pala di Brera di Piero della Francesca, su una parete più scura i colori freddi messi in evidenza con la pulitura di qualche anno fa fanno una dissonanza che non permette più di seguire la pittura come tale. Nell'esporre un'opera d'arte o un oggetto in un dato contesto ci sono sempre dei problemi di scelta sugli aspetti che si desidera di privilegiare. Lo vediamo molto bene con le sculture, sculture poste all'aperto dove non si possono più conservare, oppure poste in nicchie od in altre posizioni a cui erano destinate ma dove non è possibile esaminarle con la cura che ci sembrerebbe ottimale. Da un lato si devono rimuovere per problemi di conservazione legati all'inquinamento, al degrado a cui sono sottoposti i loro materiali privi di manutenzione etc., ma spesso anche una buona leggibilità consiglia di poterle vedere più da vicino o in luce più diffusa. Per la presenza della scultura sul luogo a cui era destinata dall'origine una buona copia od un calco eseguito con tecnica appropriata sono la sola so, luzione che può dettare il buon senso; il problema è che la qualità della copia o del calco, ed i loro materiali, siano tali da non disturbare dalla distanza da cui l'opera si deve osservare normalmente. A questo punto abbiamo la possibilità di verificare il modo in cui si presentava l'originale nel suo contesto e quella di seguire l'opera da vicino, in una posizione che non è quella a cui era destinata ma che ci permette di seguirne meglio le qualità di superficie. Ulrich Middeldorf, discutendo una volta di questo problema, mi fece notare che nei musei, potendo osservare le sculture da vicino, le vediamo come le vedeva l'autore quando vi lavorava attorno. Quando mai, infatti, potremmo seguire 144
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