Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

conoscibile in tempi brevi. Se si integra una lacuna in maniera riconoscibile quando col tempo si altera un po' nessuno se ne accorge, perché si distingueva comunque dal contesto della pittura originale. Colonetti. Vorrei un chiarimento intorno al concetto di restauro dell'artefatto singolo da un lato, e, dall'altro lato, alla ricostruzione del contesto. Cioè al restauro delle condizioni cosiddette esterne all'opera d'arte. Questo è un problema che mi interessa in modo particolare, perché coinvolge i problemi dell'allestimento, della presentazione dell'opera d'arte. L'allestimento è sempre una trascrizione, sia che si tratti di oggetti d'arte singoli, sia che si tratti di oggetti di uso comune e di sistemi culturali complessi. È sempre una rilettura, una ricostruzione; quindi un- buon allestimento deve far emergere una costellazione di significati che, fino a quel momento, dato il contesto in cui lo stesso oggetto era situato, non erano evidenti, espliciti. Il tema del restauro, o meglio della ricostruzione del contesto rispetto al singolo artefatto, rappresenta, secondo le tue esperienze, una violenza interpretativa dal punto di vista filologico? Conti. È estremamente complicato perché un oggetto cambia in rapporto al contesto ambientale in cui si trova. C'è un esempio di Gombrich molto pertinente, quando ricorda che il dipinto che noi vediamo non è mai quello che vedeva l'artista quando dipingeva perché egli lo dipingeva in una luce diversa dalla nostra. Nello studio l'artista vede certe trasparenze, certe peculiarità di stesura, in un modo che, esponendo il dipinto in una diversa situazione, non vediamo più o percepiamo in maniera diversa. C'è tutta una fascia di problemi legati alla luce in cui si espone un'opera, alla presenza o meno di vernici etc. che corre parallela al restauro, all'intervento diretto con cui si condiziona la presentazione di un dipinto. In alcuni ca143

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