Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

trattare in maniera da accompagnare quello che esiste, non per ricostruire niente. E talvolta per accompagnare quello che esiste bisognerà ricostruire la pittura fino al «falso». Il trattamento delle lacune dipende dallo stile del dipinto, dal suo stato di conservazione, dalla tecnica con cui è stato eseguito. Le soluzioni non saranno mai codificate, vanno scoperte di volta in volta. Viola. Dunque la pretesa di ricostruire lascia il posto a questo lavoro, che si dà come accompagnante, cioè adattato alla storia e allo stato della cosa. Conti. A volte bisogna ricostruire ciò che è andato perduto. Se una Madonna è rimasta priva di un occhio (si pensi ad una Madonna di Giovanni Bellini), resta menomato un messaggio stilistico (non solo iconografico) legato a questa figura femminile, dotata di una grazia di un certo tipo, più o meno austera etc. Se non c'è l'occhio, il discorso cade. Spesso i restauratori non hanno né il tempo né l'attrezzatura culturale (o chi in questo li aiuti seriamente) per fare una ricerca di campioni adatti per fare una ricostruzione che accompagni bene l'originale lacunoso. Colonetti. Il restauro di un occhio mancante è da ricondurre, secondo te, a un'esigenza, rispetto alle riflessioni precedenti, di tipo estetico o ad una necessità semantica, cioè portare a termine la configurazione del volto? Conti. Ad entrambe, perché un volto che si debba vedere come tale si segue meglio in tutte le sue valenze, sia stilistiche che iconografiche. Il buon esito è affidato in gran parte al livello professionale con cui si esegue la ricostruzione; la garanzia di onestà sta nella tecnica reversibile con cui si opera nell'integrazione. Se al posto del1'occhio c'è una macchia di tinta neutra o la mestica la141

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