Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

vano immaginato o calcolato in alcuni elementi - nelle velature, nelle vernici, specialmente -il ritocco del tempo, un processo di definizione; avevano insomma previsto, in qualche modo, un'evoluzione della forma. Scrittori come Stendhal e Joyce tennero nei confronti della loro opera un atteggiamento analogo: si può supporre che lavorassero in previsione di un cambiamento, nella ricezione della loro scrittura, e dunque di una variazione del messaggio. Ogni progetto di restauro è chiamato a misurarsi con questa possibilità che l'artista più o meno lucidamente abbia previsto, per alcuni caratteri o dettagli, un processo di assestamento e di mutazione. Prendendo in considerazione l'intreccio di lavoro di redazione e lavoro del tem- . po, possiamo, parlando di dipinti, formulare ipotesi che riguardano anche la scrittura. Intanto si può tentare di definire il problema in ordine al restauro. Conti. Il tema si lega strettamente alla visione positiva della funzione del tempo e ci pone davanti, di nuovo, ad una concezione dominante spesso rozza ben viva nel mondo del restauro. Quella che vede nei danni il frutto del trascorrere del tempo. Io richiamo sempre con molto piacere la definizione settecentesca di Pietro Edwards per il quale il tempo non è causa del deperimento delle pitture, ma misura dell'azione con cui queste deperiscono non meno che di quella con cui si conservano.· Un problema principe è infatti quello dell'assestamento dei materiali che compongono un dipinto.Come si può fare un taglio netto tra il quadro con la pittura ancora fresca, il momento in cui i colori si sono finalmente asciugati e quello in cui hanno trovato un equilibrio ottimale? Esiste una serie di testimonianze ricchissima, a cominciare con lo sventurato (dati i restauri subiti per l'attuale mostra) Guido Reni fino a tanti maestri moderni e contemporanei, sul bravo artista che è tale perché le sue ope135

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