Il piccolo Hans - anno XVI - n. 61 - primavera 1989

do di porre ordine al disordine del mondo, che lo spargimento di milioni di semi ingenera. Sogna di spiare la madre mentre partorisce. Il padre è seduto accanto al letto e parla lentamente come se dalle sue parole potesse dipendere la nascita del bambino. Ed ecco che il bambino esce ed è di fronte alla madre, ancora legato dal cordone ombelicale. Ci si aspetta di sentire il suo pianto. Invece il bambino improvvisamente ride. L'analizzante lo prende in mano e vede che sulla fronte c'è un segno, una specie di cicatrice. Le dicono che è stato il forcipe e che forse ci saranno dei danni al cervello. L'analizzante è ora il bambino che cerca di imparare a fare qualche cosa bene. È davanti alla tastiera del pianoforte e la madre le dice di eseguire una scala. Lei riesce a farla ma poi guardando lo spartito che ha davanti sente che non potrà mai capire che un segno è un sol abbastanza rapidamente per poter suonare più note concatenate le une alle altre. Poi è in piedi, indossa una gonna lunga e la deve dipingere, ma la madre le dice: devi anche cucirla. In questo sogno che si colloca in un'analisi che ha posto in evidenza già le implicazioni e le complicanze di quello che abbiamo chiamato luogo della fobia appare ancora una volta la contiguità tra una tecnica e in particolare una tecnica artistica e la stessa possibilità di pensare. Il sol irriproducibile che non si concatena con le altre note è quella che aggancia i colori della pittura al disegno del sole nel padre. Come lo spartito rimanda a una nascita regolata dalla voce paterna. Figlia unica, l'analizzante sogna dunque di ricondursi al luogo della propria origine e qui, di correggere la natura. Padre e madre saranno congiunti solo dalla voce del padre, la stessa che avvolge e culla dolcemente anche la figlia che la riascolta nel pensiero. L'incantesimo della voce paterna sembra favorire il miracolo del restauro di 12

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