diversi da quello della filologia classica, in primis in quello della filologia romanza. Più in generale, come suggeriva del resto la stessa premessa da cui prendeva spunto Maas, la critica del testo interessa, per definizione, tutti i testi precedenti, grosso modo, alla diffusione della stampa; Giorgio Pasquali (ma non senza ironia, come vedremo) affermava di non potersi immaginare la ricostruzione dell'«originale, poniamo, di un testo cinese o bantù», se non «sul fondamento delle considerazioni e conforme alle regole enunciate dal Maas»7 • Anche questo successo ottenuto dalla critica del testo, nei termini in cui è stata impostata dalla tradizione filologica tedesca, ha determinato l'imporsi di un'immagine dell'ecdotica quale disciplina «forte», nella quale l'aspetto nomotetico sarebbe prevalente su quello idiografico, e comunque collocata in una posizione peculiare nell'ambito delle scienze storiche e filologiche. Ad un modello di questo tipo era certamente finalizzata la sistematizzazione di Maas, la cui concisione di dettato, come osservava ancora Pasquali, sembra voler tentare una autofondazione «more geometrico»8 ; l'ambizioso obiettivo della Textkritik, rispetto alle scienze umane, è ben rivelato dall'affermazione di Maas per cui «in nessuna disciplina la via è così chiara e lo scopo si può raggiungere con tanta sicurezza come nella critica del testo dei classici»9 • Ma anche a prescindere dalla sistemazione maasiana, è l'intera tradizione della Textkritik a riproporre, di volta in volta, un'immagine di se stessa che tende a ritagliarsi uno spazio specifico ed autonomo rispetto alle discipline storiche e filologiche. Questo splendido isolamento sembrerebbe aver messo la Textkritik al riparo della reazione antipositivistica che pure prende di mira, come nota Timpanaro, la linguistica; a questo isolamento è attribuibile anche la scarsa considerazione di cui la critica del testo godette nella cultura italiana del primo Novecento, quella dominata da Croce, più che ad un atteggiamento di intenziona107
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