Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

dei morenti non prova in tal senso che nessun ricordo è definitivamente sepolto nell'oblio, quanto che nessun passato può essere definitivamente al riparo in una memoria, poiché la memoria autentica lo concerne come non ancora vissuto, come inespresso. Qualcosa ci concerne come esperienza originaria se è stato dimenticato senza esser pienamente vissuto: questa esperienza originaria non è allora relegata nel limbo di un'oscura scena primitiva, ma è tenuta in serbo dal potere dell'oblio come qualcosa che non è mai nato, che deve ancora rivelarsi. 3. In un passo del saggio su Leskov, Benjamin scrive: «la noia è l'uccello incantato che cova l'uovo dell'esperienza»31 . Uccidendo l'uccello fatato cui pure non aveva saputo rinunciare nella sua fuga dal mondo di fiaba, Berta tronca definitivamente il suo legame con la formazione dell'esperienza che era venuta maturando all'arcolaio della capanna, in cui aveva cancellato la goffaggine dell'infanzia. Ma soprattutto infrange il legame con l'«arte di narrare storie», quelle-che la vecchia le raccontava dai libri di fiabe, tanto che il suo approccio alla narrazione innescherà una macchina infernale. Ancora la narrazione come trappola, come mitica maledizione anziché, fedelmente all'origine della fiaba, come scudo all'arcaico e orroroso del mito. Turbato dalla «strana storia» della moglie, Ecberto le aveva instillato una morbosa prolissità, una tecnica dilatoria sostenuta da una spasmodica «attenzione», insieme inquieta e affascinata, avvinta al racconto ma più ancora all'impulso di differire, di scongiurare l'affiorare del suo nucleo inespresso e fatale. L'attenzione è l'opposto della distensione, che, rendendo l'ascoltatore «dimentico di sé», rappresenta il grembo naturale in cui germinano le storie e la facoltà di rinarrarle. Qui essa viene sostituita da un'insonnia morale, da un assillo che non abbandona Ecberto ed alimenta la sua 99

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