Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

stinguibilità: tanto che la vecchia si rivolge infine ad Ecberto come a Berta, chiedendo se le ha riportato l'uccello, le perle, il cane. 94 «La vita è il ponte cancellato che unisce l'origine e la meta, l'infanzia e la morte, un ponte costruito non da ciò che ricordiamo, ma da ciò che non ricordiamo. Non da ciò che possiamo conoscere o sapere, ma da ciò che l'oblio ricopre, da uno spessore che non nasconde l'Inconoscibile o l'Altrove, ma il nostro qui ed ora concreto, l'esperienza che si dà a partire dalla cancellazione dell'esperienza vissuta. Ecberto non ha potuto comprendere nulla di ciò che ha vissuto, non conosce in quanto ricorda, ma conosce in quanto finalmente sa che cosa ha dimenticato. Quella traccia perduta nell'infanzia è la chiave di volta dell'esperienza che percorre i sotterranei della sua vita e lo conduce a quella morte come radicale possibilità dell'esperienza stessa. Non diversamente la morte di Berta è legata enigmaticamente a qualcosa di dimenticato che la volontà soggettiva non riesce a fare emergere dalla massa di ricordi che fluiscono nel racconto della sua vita passata: il nome, il nome del piccolo cane con cui pure aveva passato lungo tempo, manca all'appello della memoria. Questo nome dimenticato -Strohmian - si rivela di colpo, nel momento in cui verrà pronunciato da un estraneo, la cifra di un codice inintelligibile che spalanca i battenti dell'esperienza della morte, invano oscurata e cancellata dagli atti della vita vissuta. L'ora della morte illumina ciò che non poteva essere nominato, poiché è essenziale all'oblio il dimenticare se stesso, illumina una traccia che non funziona come indizio magico per una consolatoria ricostruzione di ciò che è stato, ma è elemento costruttivo dell'attualizzazione dell'esperienza. Berta ed Ecberto muoiono della stessa morte, il tempo ripete se stesso perché la loro memoria ha incontrato il proprio limite, il limite imposto dall'oblio »21 •

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