te, esseri allo stato nebuloso»17 • Lo stesso colpo di scena orchestrato da Tieck richiama la «tecnica narrativa di Kafka»: «se altri personaggi devono comunicare qualcosa a K., essi lo fanno - quand'anche si tratti della cosa più grave o più sorprendente - incidentalmente, e come se egli avesse dovuto, in fondo, saperlo da tempo. È come se non ci fosse in ciò nulla di nuovo, come se il protagonista fosse tacitamente invitato a rammentarsi di qualcosa che ha dimenticato»Is_ Nel «mondo palustre» di Kafka, la creatura appare «allo stadio che Bachofen definisce eterico. Che questo stadio sia dimenticato, non significa che esso non affiori nel presente. Anzi, esso è presente proprio in virtù di questa dimenticanza». Benjamin sembra leggere nei cromatismi inquieti di Tieck il «chiaroscuro» che regna nelle ricerche di Bachofen, simile alla «luce indistinta che plana sul reame di Plutone»19 • Risuona in essa la «materia folta, densa e raccolta» che invade la «unbeweinte Schopfung - la creazione la cui scomparsa non è seguita da alcun pianto». «Essa è l'agente di quella promiscuità generale di cui la più antica umanità porta l'impronta nella sua costituzione eterica»20 • L'oblio riporta per Benjamin a questo «ordine immemoriale» in cui morte e vita non sono distinguibili, nelle viscere di un arcaico «regno della colpa», «premondo mitico o mondo del demone». Massa compatta, cieca, furiosa, in cui l'individuazione si perde, e che convoglia !'«insolubile della vita» (das Unaufiosbare des Lebens), espressione di Tieck che si può leggere anche in senso chimico: il nucleo granitico latente nella «premonizione». È la non-identità in cui rifluiscono tutti i personaggi della novella: Walter e Hugo in quanto sue incarnazioni, Berta ed Ecberto per la promiscuità la cui rivelazione coincide con la loro comunanza nel regno della morte. Le variazioni di identità della vecchia sono lo specchio ustorio della devastazione delle identità di Berta ed Ecberto, la cui omofonia dice della loro latente indi93
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