qualcosa che si prova anche soltanto lasciando una stanza, a insinuarsi in noi col fardello opprimente della colpa: «nel commiato- leggiamo in Spuren-, l'ora (Jetzt) passato rimane in noi in modo ambiguo, specie se non è stato vissuto fino in fondo»6 • È come se il non vissuto ci investisse di tutto il suo impatto, e il futuro che abbiamo impedito ci avvolgesse nella sua palude, immane estensione di quell'oscuro in cui incessantemente stazioniamo, !'«oscuro dell'attimo vissuto». La novella, osserva Bloch, non è fasciata dalle tenebre né si distende nel chiarore del giorno, ma nasce e si conclude nella penombra (Zwielicht), un termine che la sua filosofia adotta sovente per indicare !'«oscuro dell'attimo vissuto»7 • L'«oscurità animale» (Tierdunkel) da cui Berta non si è in realtà mai separata non è quindi un incubo ancestrale, ma il «costante 'oblio' di un non so che»8 che affligge come un cono d'ombra ogni attimo, vissuto senza essere accompagnato dall'esperienza del suo esser vissuto: «l'oblio, che riassume i caratteri dell'atto mancato e interrotto, quindi di un passato che non è stato, è il prolungamento incoscio dell'oscurità dello Jetzt, della zona di silenzio del presente, è anzi una delle forme principali del carattere fluttuante, incerto delle esperienze, della loro natura crepuscolare e paludosa, che riporta nel grembo oscuro dell'eccessiva vicinanza a noi stessi e del non-essere-mai-stati»9 • La lunga diversione del racconto nel racconto è il cammino attraverso cui Berta è sbalzata, come se vi facesse ritorno, nel suo «qui ed ora»: capovolgimento improvviso ottenuto da Tieck senza abbandonare quel suo tono pacato, che «non narra, ma sussurra», attraverso il filo sottile di quella parola che Walter pronuncia «in modo talmente disinvolto e coinvolgente, come se vedesse il cane al suo posto abituale»10 • Il fatto che Walter abbia come davanti agli occhi, dall'esterno, il cane nella capanna - e quindi, in certo modo, là diafana identità di Berta, il suo oblio interiorizzato -è più scon90
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