Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

min si sia svolta su un autore, come Tieck, le cui opere principali sono strutturate appunto come conversazioni tra amici; e, in particolare, sul conflitto che induce un amico a rivelare all'altro un segreto angoscioso, tentato ma subito pentito dall'aver infranto la soglia segreta dell'armonia amicale. Il momento di massima comunione e vicinanza coincide infatti col congedo, con la separazione tragica (così anche nel Tennenhii.user). E il congedo è appunto il baricentro della lettura di Bloch: ogni congedo, anche quello da oggetti inerti, ha un alone di non vissuto, reca l'impronta di un'«intenzione inadempiuta» e dunque, almeno potenzialmente, di una colpa. La storia «meandrica» dello Eckbert ha la sua svolta nel Kriminalwort Strohmian3 , pronunciato senza ambagi, come una certezza sensibile, non come il riecheggiare di un ricordo, e lasciato cadere come un elemento parentetico (Nebenbei), secondo una tecnica poi collaudata dalla letteratura poliziesca. È questa immediatezza palmare che ha la forza di sbalzare nell'ora, di far cadere Berta nell'oscurità che avvolge la sua vita: il congedo dal cagnolino, che invano la rimozione cerca di tacitare occultando il nome che ne è insieme effigie e testimonianza. Lo choc rappresenta dunque la «caduta in ciò che si è interrotto, in ciò che si è omesso»4 . Nel déjà vu, secondo Bloch, mentre si ha la sensazione di riprovare un'esperienza vissuta nel passato, si riaffaccia in realtà un «vissuto (Erleben) intenzionale» per dir così insaturo, «privo di contenuto»: ritorna attualmente (senza esser rievocata) un'intenzione interrotta. La «fausse reconnaissance autentica», e quindi il déjà vu nel suo senso pieno (che Bloch chiama «l'evento 'metafisico' più popolare»), di conseguenza «non rinvia ad alcuna esperienza reale nella vita finora avvenuta»: è piuttosto «il rendersi conto traumatico di passate interruzioni di intenzioni riguardanti la nostra vita in generale, di inizi interrotti».5 È proprio quell'alone di incompiuto, quel senso inesplicabile di non esser venuti a capo di 89

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