Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

zionata come a una madre, la ammonisce che ogni colpa ha il suo castigo; di lì a poco parte, come suole fare di tanto in tanto, ma, avverte, per un periodo più lungo del solito. Lasciata sola, Berta matura la decisione sofferta quanto improvvisa di abbandonare la capanna, con una nuova fuga perpetrata legando il cane e lasciandolo tra pietosi guaiti. Tenendo sottobraccio l'uccello in gabbia, i suoi passi la riconducono nel villaggio natio, dove apprende con raccapriccio che frattanto i suoi genitori sono morti. Qualche tempo dopo, l'uccello, che aveva taciuto a lungo, riprende mestamente il suo canto: incapace di tollerare il rimorso e oppressa dall'incubo del suo passato, Berta lo strozza. Unitasi in matrimonio col cavaliere Ecberto, Berta dimentica ben presto il suo singolare passato. Nel narrare, Berta aveva detto di non esser poi più riuscita a rammentare il nome del cane, ed ecco che l'amico, con un magistrale colpo di scena di Tieck, se ne esce nominandolo di passaggio come se fosse ovvio («la immagino in ottimo accordo con l'uccellino, o intenta a nutrire il piccolo Strohmian» ). Questa battuta detta in sordina fa precipitare la novella verso un esito tragico: Berta si ammala e muore, Ecberto cade in una spirale di follia che lo spinge ad uccidere l'amico, per vivere di rimorsi. Stretta amicizia con un cavaliere, Hugo, Ecberto cede all'impulso di raccontargli tutta la sua storia, ma, dilaniato dai sospetti, crede di riconoscere in lui ancora Walter. Allora fugge, si inoltra nelle foreste e giunge a una collina, dove si imbatte nella vecchia, che gli rivela di aver assunto le sembianze di Walter, di Hugo, e da cui apprende infine di aver sposato in Berta sua sorella: il vecchio ammonimento si abbatte così su Ecberto ormai morente, mentre il cane abbaia e l'uccello ripete il suo canto, «ancora.».2 1. È singolare che la conversazione tra Bloch e Benja88

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