Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

toci dai Carteggi (e confermato, nei suoi testi, sostanzialmente, dalla posteriore critica storica) la Storia si configura come l'accorata e amara narrazione di una duplice sconfitta. Ma lungi dall'assumere un benché minimo tono giustificativo, e tanto meno querimonioso, essa si costituisce come una tesa riflessione - e soprattutto come un interrogativo - sulla natura della politica, e sulla stessa condizione, potremmo dire in termini moderni, esistenziale, dell'uomo. Come ciò trovi riscontro nelle modalità narrative dell'opera, mi sia consentito ribadirlo citando quanto, a tale proposito, ho avuto occasione di scrivere altrove, e che in parte, del resto, ho già anticipato nelle pagine che prece0 dono: 84 Tra le varie frasi che Guicciardini aveva raccolto per sceglierne una che potesse servire da epigrafe, o esergo, al suo libro, figura anche un'espressione ciceroniana che si potrebbe parafrasare così: "Vi è una causa a tutto, al caso, alla saggezza, alla temerità". Ed è appunto nella ricerca di queste _çause, sia che riguardino il corso generale della sua narrazione, sia che concernano episodi minori, e talvolta minutissimi, che Guicciardini proietta il lume della sua ricerca. È perciò naturale che questa esigenza di pervenire sino alle estreme regioni dell'analisi trovi un suo non secondario riflesso nel colorito stesso di tutta l'opera, e se ne dimostri anzi il più riconoscibile appiglio formale. Non da altro, infatti, deriva la complessa organatura del periodo guicciardiniano, che non è - come talvolta si è detto - imitazione di un modello di prosa ciceroniana, ma scaturisce dalla continua inserzione di nuovi elementi causali, che determina a sua volta una giustapposizione di concetti organizzabili in un tutto unitario unicamente dal gioco dei nessi congiuntivi, delle proposizion� subordinate, dei periodi ipotetici, degli incisi. E come se l'occhio - e talvolta il

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