Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

microscopio - dell'autore, si spostasse di continuo, cercando nuovi punti di vista per aggredire il proprio oggetto e coglierlo da ogni parte: una modalità di scrittura che, andando al di là del celebre paragone tra letteratura e pittura, quanto mai diffuso nel Rinascimento, sembra voler raggiungere la mod.alità espressiva della scultura, e particolarmente della scultura "a tutto tondo". 4 3 Un'ultima considerazione, che ci consente di tornare a Georges Duby, al nostro punto di partenza. A un'affermazione di Lardreau: «non vi è una piccola storia», Duby precisa: «Sono d'accordo, a condizione di capirsi bene. Piccola o grande storia non è una questione di rigore erudito più o meno grande; è questione di tematica, di soggetto. O meglio: è il modo di trattare il soggetto».44 L'«o meglio», la precisazione che Duby opera su quanto ha appena detto, ripercorre, in altra ottica, la nostra problematica su «storiografia» e «narrazione», «storia» e «romanzo». Se non si può infatti dubitare che la conquista delle Gallie ad opera di Cesare sia stata «grande» evento storico; è già più opinabile che, viste nel quadro generale della formazione dell'Europa moderna, le guerre d'Italia, all'inizio del cinquecento, abbiano avuto un rilievo paragonabile; ed è pressoché certo che la spedizione dei mercenari greci al seguito di Ciro possa considerarsi un episodio secondario della storia greca, e degli stessi rapporti tra questa e quella dei Persiani. Ma «il modo di trattare il soggetto» di un Guicciardini o di un Senofonte ha dato luogo a una inscrizione degli eventi da loro narrati nella coscienza culturale dell'Occidente. Né più né meno - mutato ciò che vi è da mutare - dell'irrequietudine e dei tradimenti di una provinciale dell'ottocento francese, Emma Bovary, o del vagheggiamento di una gita al faro da parte di un'altra donna, questa volta scrittrice, del nostro secolo. Storia e romanzo. Mario Spinella 85

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==