Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

male misurati di coloro che dominano, quando, avendo solamente innanzi agli occhi o errori vani o le cupidità presenti, non si ricordando delle spesse variazioni della fortuna, e convertendo in detrimento altrui la potestà conceduta loro per la salute comune, si fanno, o per poca prudenza o per troppa ambizione, autori di nuove turbazioni_3s L'ampia voluta del periodare, che sarà una caratteristica costante della Storia guicciardiniana- e che, in superficie, ha fatto parlare di uno stile «ciceroniano», ossia «oratorio», «retorico», nel senso deteriore che il termine ha acquisito nell'uso corrente - mima e ribadisce, al contrario, microcosmo nel macrocosmo, l'insieme strutturale dell'opera, costituendo, pertanto, uno dei motivi del suo fascino, ed evitando studiosamente, malgrado il susseguirsi cronologico degli avvenimenti, ogni caduta nella piattezza di una cronaca. Più che i singoli «personaggi» - re, principi, pontefici, governanti, condottieri, eserciti - i veri protagonisti di questa Storia, come il brano or ora citato promette e pone in luce, sono da un lato l'imprevedibilità e mobilità del destino, la «fortuna», dall'altro la viziosa sete di potere di «coloro che dominano». Ma l'accento della diagnosi guicciardiniana, il suo sempre imperioso bisogno di interrogarsi e di «spiegare», sciogliere, il groviglio degli eventi, fa pendere nettamente la bilancia sulla responsabilità degli «errori vani» e delle «cupidità presenti» di coloro che misurano male i «consigli». Infatti, come leggiamo, ad esempio, nel Ricordo 160 (Serie prima): «Se bene gli uomini deliberano con buono consiglio, gli effetti però sono spesso contrari: tanto è incerto il futuro. Nondimanco non è da darsi come bestia in preda alla fortuna, ma come uomo andare con la ragione; e chi è bene savio ha da contentarsi più a lungo di essersi mosso con buon consiglio, ancora che lo effetto sia stato 81

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