Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

ampi gesti di richiamo. Ormai da tutte le direzioni si corre verso la cima: sono le truppe di retroguardia che si fanno premura di spingere su per l'erta anche le bestie da soma e i cavalli. Tutti, anche gli animali, sono sulla cima in vista del mare: ciascuno getta le braccia al collo del vicino, senza distinzioni di grado, mentre dagli occhi di tutti scendono lagrime di gioia irrefrenabili. Poi i soldati, non si sa per suggerimento di chi, erigono un alto cippo di pietre e vi depongono sopra come doni votivi una montagna di pelli di buoi, ancora con il pelo, bastoni e scudi di vimini catturati ai . . 17 nem1c1... È con loro una guida: «Calata la sera, si accomiata e s'allontana nel buio verso il suo villaggio».18 Ritorna, sembra dirci lo scrittore, verso l'entroterra: «nel buio»; mentre i Greci, e con loro gli stessi animali, volgono lo sguardo al mare, ne sentono- pur se è ancora distante- il respiro. Siamo alla fine del quarto libro, ai due terzi dell'Anabasi. D'ora innanzi lo «storico» sembra prendere il sopravvento sullo «scrittore»: la tensione narrativa che aveva sorretto il testo sino all'acme dell'incontro col mare, cala nettamente: la linea ascendente che dalle prime pagine sembra contrassegnare l'opera, si spezza. L'autobiografismo, che nell'intima fusione, l'identificazione con le sofferenze, la fame, i lutti dell'esercito in fuga, si era costituito in forza traente delle stesse tonalità stilistiche, si fa autodifesa, giustificazione: o quanto meno tentativo di spiegare i propri comportamenti: con altri termini rispetto a quelli or ora impiegati, si può dire, più semplicemente, che la «storia» si fa «cronaca». 4. La guerra gallica: o della vittoria. . Quanto Cesare, nello scrivere i suoi Commentari19 della guerra gallica, si sia ispirato a Senofonte della Anabasi è 74

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