Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

tobiografismo, e tanto meno di apologetica. Per poco meno di metà dell'opera Senofonte- a parte il fugace colloquio con Ciro - non appare neppure: è confuso nella massa dei diecimila, come loro ingannato sulla vera destinazione della spedizione, si sottopone alle fatiche collettive percorrendo, a tappe forzate, quaranta o cinquanta chilometri al giorno. Altri sono i personaggi di cui si parla: Ciro, Tissaferne, Clearco, Epiassa, la regina dei Cilici, e suo marito Siennesi. Senofonte entra in scena, quasi chiamato dal sogno divino, in seguito a circostanze del tutto imprevedibili, e quasi forzato da esse. Si offre, nel momento del bisogno: «se voi me lo chiedete, sono anche pronto ad assumere il comando: non porrò innanzi, come scusa, la mia giovane età; penso anzi che proprio il vigore della mia forza valga a stornare il male da me » .16 Da questo punto in avanti Senofonte e le sue azioni divengono, con un radicale spostamento di ottica, il luogo centrale, il nocciolo della narrazione. Il dettato sale di tono, e raggiunge il suo acme nelle pagine, straordinarie per la loro sobrietà, nelle quali ai Greci stremati viene incontro - possiamo dirlo!- il mare. Il quinto giorno raggiungono il monte Teche: i primi ad arrivare in cima vedono il mare e si mettono a gridare. Senofonte e tutti gli altri della retroguardia sentono gli urli e pensano che l'avanguardia sia stata attaccata da nuovi nemici [...] Ma le grida aumentano sempre più: a mano a mano che i sopraggiunti, ansimando per la corsa, si uniscono a quelli che sono già in cima e gridano, lo strepito aumenta per l'aumentare del numero delle persone. Senofonte, a questo punto, teme che sia successo veramente qualcosa di molto grave. Monta a cavallo e si muove per portare aiuto, seguito da Licio e da altri cavalieri. Non hanno compiuto molte falcate che sentono i soldati gridare "Il mare! Il mare!" e li vedono fare 73

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