Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

2. Storia e autobiografia. Non ho chiamato in causa l'autorità di Georges Duby al fine di un'opzione che può apparire controversa e controvertibile; e in merito alla quale chi è, come chi scrive queste note, uno scrittore, e non uno storico, potrebbe facilmente essere prevenuto, e persino mancare degli strumenti teorici necessari. Vi è tuttavia un'area, non certo secondaria, della produzione storica, del «tesoro» che la storiografia ci ha tramandato, nella quale le istanze sottolineate da Duby - la soggettività, la scrittura-trovano una indiscutibile evidenziazione. È l'area della storia, in senso più o meno lato, «autobiografica», nel cui contesto gli autori descrivono-o narrano, con tutte le sottigliezze strutturali che travalicano la mera diegesi -eventi ai quali essi stessi hanno partecipato come protagonisti, o nei quali, .in ogni caso, sono stati ampiamente coinvolti in una posizione di responsabilità. Si tratta di un «genere» che ha esempi illustri-quantitativamente ben al di là dei testi sui quali vogliamo brevemente soffermarci: I'Anabasi di Senofonte, La guerra gallica di Cesare, la Storia d'Italia di Guicciardini, ma che in queste tre opere trova certamente una esemplarità che consente una specifica collocazione e un tentativo di messa in luce di taluni tratti distintivi, sia nei confronti della semplice memorialistica o diaristica, sia delle opere in cui si prendono in esame eventi distanti nel tempo, o ai quali, comunque, gli autori non abbiano partecipato, o se lo hanno fatto, ciò è avvenuto in una modalità periferica e marginale rispetto al cuore degli eventi. Intanto, una evidente particolarità. Si è detto «autobiografica»: ma - e si tratta già di una prima sostanziale differenza con la quasi totalità di opere di memorialistica - in queste tre opere gli autori parlano di sé costantemente in terza persona. Non si tratta unicamente di un effetto 67

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