Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

«Barnabas conosce perfettamente» - riprese Olga - «le testimonianze sull'aspetto di Klamm, ne ha raccolte e confrontate moltissime, troppe forse, una volta ha anche visto o creduto di vedere Klamm in paese dietro i vetri della carrozza, quindi era abbastanza preparato per riconoscerlo, e tuttavia - come te lo spieghi? - quando in un ufficio del Castello gli hanno fatto vedere un funzionario tra parecchi altri e gli hanno detto che era Klamm, non l'ha riconosciuto, e anche in seguito per molto tempo non ha potuto assuefarsi all'idea che quello fosse Klamm. Ma se tu chiedi a Barnabas in che cosa quel Klamm differisca dall'idea corrente che ci si fa di Klamm, egli non ti sa rispondere, o meglio ti risponde facendoti del funzionario del Castello una descrizione che coincide perfettamente con quella che conosciamo» .21 Resta una perplessità che non riguarda la distinzione teorica bensì la scelta dell'esempio: ci si potrebbe infatti chiedere se la «frantumazione» di Klamm non dipenda dallo sguardo dell'osservatore (come il testo sembra suggerire, ad un certo punto), anziché dalla natura ontologica del personaggio. Risponderemo che le leggi dell'universo kafkiano autorizzano la possibilità di esseri metonimici, umani e non: si pensi alla frequenza con cui si presentano gli ibridi, come l'uomo-insetto (Là metamorfosi), l'uomo-ponte (Il ponte), il mezzo morto-mezzo vivo (Il cacciatore Gracco), la strana creatura metà gatto e metà agnello (Un incrocio), quell'essere composto chiamato Odradek (Il cruccio del padre di famiglia). Del resto, rileggendo i passi sopra riportati, ci si convince che il frazionamento labirintico dello sguardo rispecchia un'effettiva condizione ontologica: «essa [cioè l'immagine di Klamm, formatasi in base alle diverse testimonianze] varia, ma forse non varia tanto quanto l'aspetto reale (wirkliches Aussehen) di Klamm»;22 e che stanchezza, incertezza o distrazione indicano «qualità primarie» del soggetto osser58

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