Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

rie, la cui solidarietà è ancora da interpretare, e ospita tanto analogie quanto contraddizioni. Nessuna di esse può venire usata come una garanzia per la conoscenza delle altre. 18 Sarebbe anche questo un errore strategico, uno dei tanti constatati post festum da Marcel; (3) metonimia INTERNA. L'aforisma di Nietzsche secondo cui «non abbiamo un'anima immortale, bensì molte anime mortali» è una valida introduzione al problema di un soggetto diviso e molteplice, che si aggira come in un labirinto nella serie mutevole delle proprie identità. Che cosa «tiene insieme» coloro che si affacciano provvisoriamente, in maniera intermittente ed effimera, sulla scena di un medesimo Io? Esiste tra di essi una qualche forma di legame, o la loro unità si esprime unicamente nel paradosso della loro «differenza»? Domande che indicano un Leit-motiv fondamentale per la nostra epoca; e che non vanno sommariamente intese come leading questions, come interrogativi che già suggeriscono una risposta metonimica. Il principio di contiguità, dunque l'eterogeneità tra gli elementi di un insieme o tra i diversi Io di un individuo (o meglio, per riprendere Nietzsche, di un dividuum), è il signore vistoso, chiassoso e inconfondibile che ognuno di noi incontra per primo quando inizia a passeggiare lungo le vie dell'arte d'avanguardia. Non è detto però che esso sia la guida migliore per arrivare a conoscere questa variopinta e dedalea cittadina. La metafora non è stata scelta casualmente. Chiunque rammenti una celebre definizione di Wittgenstein «Il linguaggio è un labirinto di strade. Vieni da una parte e ti sai orientare; giungi allo stesso punto da un'altra parte, e non ti raccapezzi più»19 -penserà che qui venga riproposta un'analogia tra linguaggio e opera d'arte; in realtà, l'analogia viene avanzata soltanto come problema, senza adesione alle sue mire «confusive». Gli esempi metonimi56

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