Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

te analogico, e dunque disponibile a uno sforzo di generalizzazione. Lo scrittore va in tal caso a modellarsi sull'immagine dello scienziato, anziché su quella dello stratega. D'altro lato, non merita un particolare credito la «correzione» deleuziana, secondo cui le «essenze» della Recherche sarebbero (nietzscheanamente) differenziali: questa «ripetizione per differenza» che sbriciola gli universali in una molteplicità ineffabile, ci allontana anch'essa irrimediabilmente dallo «spirito» di un'opera «dove... tutto è stato inventato da me secondo le necessità della mia dimostrazione».17 Fraintesa da chi l'intende in senso geometrico (riferendola alla «legge»), la metafora della «dimostrazione» viene addirittura soppressa nell'interpretazione differenziale. Ora, proprio la consapevolezza di che cos'è e di come funziona una metafora consente di chiarire i rapporti tra le figure femminili amate da Marcel. Se Gilberte, la duchessa e Albertine fossero esempi che illustrano il medesimo concetto, il Narratore non potrebbe mai scorgere tra di esse «un assoluto contrasto», a meno di non ammettere una scelta infelice per quanto riguarda il materiale della sua «dimostrazione». Il che non avviene. Dunque, il problema è: come si possono invocare esempi contrastanti per confermare la stessa «norma»? Esiste una soluzione valida a questo problema solo a patto di riconoscere un tipo particolare di norme, le regole, le quali ammettono e prevedono una «smentita» secondo il variare delle circostanze. Diventa allora possibile un'altra acquisizione: le situazioni strategiche, in cui la nostra intelligenza s'illude di poter penetrare immediatamente grazie alla similarità con eventi del passato, non hanno lo statuto teorico di «esempi», ma piuttosto di «metafore». E metaforico è il rapporto orizzontale che diverse situazioni stringono fra loro: così i personaggi proustiani, Swann e Marcel, oppure Odette, Gilberte, Albertine, vanno a formare delle se55

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