Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

neppure un'entità inequivoca che si possa ricostruire grazie alle «presupposizioni corte» delle sue azioni; piuttosto esso è «localisable partout et nulle part» e «réclame des précautions particulières dans sa construction» (1983, p. 19). Emerge qui una concezione indiziaria: il personaggio viene ricostruito dal lettore non per il semplice accumularsi di «tratti» o di «informazioni», non attraverso il cumulo atomistico, degli effetti di superficie (come appariva, tutto sommato, nel Barthes di S!Z). La sua identità dipende dalla ricchezza di strumenti analitici con cui il lettore-modello esplora gli spazi semantici della sua implicatura. Ciò non autorizza il cedimento a una pragmatica del personaggio, arbitraria e genericamente enciclopedica. Un freno alla disinvoltura indiziaria potrebbe essere costituito da un'ulteriore indagine sulla «costituzione interna» del personaggio, sulla sua struttura; in proposito, la retorica suggerirà una tipologia che riteniamo stimolante. 2. Teatralizzazione degli attanti o pluralità dei regimi di senso? Ci si chiederà a questo punto se non stiamo dimenticando, o sottovalutando, un interlocutore importante: la narratologia di Greimas può infatti venir considerata come un tentativo di mediazione tra «funzionalità» e «pulviscolarità», capace di assorbire le istanze dei programmi rivali. Sembra opportuno, a beneficio di chi non ha familiarità con la terminologia greimasiana, sintetizzare il percorso generativo che trova il suo esito nel personaggio (o attore). Questi è «il luogo d'incontro e di congiunzione delle strutture narrative e delle strutture discorsive» (Greimas 1973, trad. it. p. 62): e tale congiunzione non avviene per una convergenza o una complementarità, nel senso di un 43

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