Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

trebbe andar bene; ed è un segno del soggetto della narrazione - un tocco lieve, adeguato - a rilevare la suspense: quel graffio fa meravigliosamente gioco all'acqua, che è un agente personificatissimo, vediamolo all'opera: quando volle agghiacciare si fece di quivi a schiantarla, valendosi di quella insensibil disuguaglianza che quel leggerissimo taglio aveva indotto nella grossezza del metallo. L'acqua ha deciso il punto e il momento; ha una tattica sagace, quando vuole agghiacciare, e sa sempre il luogo dove l'attacco le torna meglio. Le restanti operazioni entrano nella trama accidentata dell'esperienza come una fallimentare (ma scientificamente istruttiva) corsa ai ripari: Per lo che rifattasi un'altra palla e senza punto indebolirla in alcuna parte messa nel ghiaccio, scoppiò nondimeno ancor essa come tutte l'altre (che furon molte) in quel luogo che di man in mano dovette tornar meglio all'acqua il farle crepare. (p. 166) Una trama, si dice; in alcuni punti del libro sfumano anche i segni della rubrica e della suddivisione, e sottentrano precise scansioni narrative, perché le esperienze si collegano e formano un episodio esteso di progettazione, di ricerca. A questo punto, per esempio, leggiamo: Si provò per ultimo con una palla di finissim'oro... Ed è l'inizio della relazione sul nuovo esperimento - il sesto degli artificiali agghiacciamenti fatti «per conoscer se l'acqua si dilati nell'agghiacciare». Negli innumerevoli passaggi dagli enunciati «atemporali» dell'oggettivazione scientifica alla configurazione 25

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