Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

ranno la morte del padre, ritornerà in pianto da lei, lui che prima sulle ginocchia del babbo midollo solo mangiava (eùeoxe)... dormiva (eùùeaxe) nel letto cullato dalla nutrice in una morbida cuna col cuore pieno di gioia.9 Anche qui «mangiava» e «dormiva» sono espressi con iterativi, ma questi verbi non rappresentano più azioni ripetibili: come il «lavavano» delle donne troiane, sono qualcosa che non potrà più essere, e che è pensato dal narratore con rimpianto, dolore e nostalgia: sono entrambe scene di pace, uniche nel canto . Nel momento più tragico del poema, sono le sole scene fortemente in contrasto col racconto principale. Questo spiega gli iterativi, la cui mancanza di aumento in questo caso è più che mai giustificata: le due scene, infatti, sono del tutto prive di «tempo del racconto», perché assumono l'atemporalità tipica della digressione: ciò che viene narrato in questi versi, sia il lavare delle donne, sia il nutrirsi o il dormire di Astianatte, appartengono al ricordo, alla nostalgia di un tempo che non può tornare. Si potrà obiettare che il tempo grammaticale è purtuttavia «storico», ma questo non è altro che il frutto della scelta narrativa dell'epos, che non fruisce quasi mai del presente (come faranno invece gli storici), ma racconta soltanto «al passato». 10 Che cosa dunque rappresentavano, nella letteratura epica, i preteriti iterativi? Di certo possiamo dire soltanto che appartenevano agli «excursus» e non al racconto principale, che venivano usati con molta parsimonia, che servivano per connotare i personaggi al pari degli epiteti (come Achille è «pié veloce», così Stentore «gridava (auù�oaoxe come cinquanta uomini insieme»), e che a volte non esprimono altro che una semplice azione che si 183

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==