Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

ti iterativi non appartengono, se non in rari casi, al racconto principale. Se esaminiamo ora alcuni passi, le osservazioni precedenti risulteranno più chiare: nell'ottavo canto dell'Odissea, quando Ulisse si presenta nell'assemblea dei nobili Feaci, curiosi di conoscere il personaggio venuto dal mare, l'eroe esalta la sua superiorità tra i mortali, ma, non volendo apparire uno sbruffone, subito aggiunge: «Con gli eroi antichi non vorrei mai misurarmi: né di certo con Eracle né con Eurito Ecalico: i quali gareggiavano (ÈQ[�rnxov) con l'arco insieme agli dei»6 : il verbo «gareggiare» è un preterito iterativo. Notiamo che si trova in una proposizione subordinata, una relativa che non appartiene all'ordine della narrrazione, ma che spiega le peculiarità e le abitudini degli eroi antichi; il verbo, perdendo la sua valenza temporale, mette in risalto quella aspettuale; privilegia cioè una caratteristica, un modo di essere rispetto ad una azione puntuale. In entrambi i poemi questo valore aspettuale è molte volte espresso, proprio con gli iterativi: dai buoi della Trinacria che pascolano (�oxfoxovto) al sole al mare che bagna (à:rto:rtÀ.uvrnxE) la sabbia del lido. È interessante notare, ancora, come i verbi siano all'interno di una proposizione relativa: essi esprimono cioè quello che nel greco successivo sarà determinato dal participio. Quando la voce narrante non è quella di Omero, ma quella di dei o di eroi, il preterito iterativo esprime per lo più i loro ricordi: nel ricordare, infatti, da una parte si fermano le immagini, dall'altra le si vedono come abituali e ripetute7 : Penelope racconta i suoi vent'anni di attesa dicendo: «Di giorno tessevo (ùcpmvrnxov) la grande tela e di notte la disfacevo (àAÀUEOxov)» e Fenice, l'educatore di Achille, quando gli racconta la sua fuga da casa, ricorda 181

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