Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

testo? Per esaminare questi verbi in un'ottica di letterarietà è questo il problema fondamentale in discussione, da cui derivano tutte le altre domande che dobbiamo porci. E ancora i preteriti iterativi fanno parte della narrazione (o del racconto principale, per usare la terminologia di Genette) oppure no? Perché, se pure rappresentano un "proprium" della scrittura epica, sonopoco usati da Omero e non se ne trovano che poche decine nei due poemi? Che bisogno c'è di verbi «iterativi» quando tutto il contesto omerico è ripetitivo e digressivo? E perché infine, pur essendo espressi con l'indicativo di un tempo storico (l'imperfetto e l'aoristo indicativo), nessuno di questi verbi ha l'aumento, che nel greco indica il valore temporale storico del verbo? Questa serie di domande, che esige risposte differenziate e chiare, per quanto è possibile nella trattazione dei testi più importanti della storia della letteratura occidentale, va necessariamente correlata di alcuni dati, essenziali per la comprensione di questo fenomeno: i preteriti iterativi tornano nei poemi meno di 300 volte, ma tra questi i verbi di dire e il verbo essere da soli costituiscono la metà delle citazioni.5 Gli altri sono invece riportati poche volte ciascuno, e la gran parte di essi sono usati una volta sola. Nei canti essi sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo (se ne possono contare circa 4 o 5 per canto, se escludiamo quelli da serripre ritenuti spuri o di dubbia attribuzione). Ancora, per quanto riguarda la loro posizione, va detto che si trovano in particolar modo non all'interno del racconto principale, ma nei frequenti «excursus» o nei discorsi dei personaggi. Questo è un altro elemento fondamentale per la comprensione letteraria del testo: i preteri180

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