Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

biano e ritornano con minime variazioni, risultino tali proprio perché non sono altro che le faccette di una Cosa totale, che le riassorbe, le supporta e insieme le vanifica, e . di cui non si riesce, nonché a penetrare la sostanza, nemmeno a contornare il perimetro. L'opera di Sade si sviluppa circolarmente intorno a un punto cieco. Essa sfugge a qualunque misticismo, anche a quello del manque, di una teologia rovesciata, negativa. Ciò che vi risulta interminabile, ossia che non si finisce mai di dire, non segna una remissione o una sconfitta, ma l'affermazione di un imperativo- la «destinazione» di quei due racconti. Annichilimento del nome Sade ricusa il tragico: non c'è gesto più netto di questo: il tragico della morte, il tragico del godimento sempre posposto- giacché si colloca, con la sua scrittura, in un al di là di entrambi. Lo fa, beninteso, solo come ipotesi, un'ipotesi di lavoro. Questo atto si avvicina a qualcosa che trovo in certe pagine di Jenseits des Lustprinzips, per esempio dove si fa cenno a quel cronotopo mitico in cui «la vita psichica non sia ancora sottomessa al principio di piacere». Tale punto non può indicare la meta verso cui il racconto di Thanatos conduce il racconto di Eros? In un testo particolare, Sade sembra significare proprio uno spazio di là dal principio di morte. Lo fa con ciò che chiamerei l'annichilimento del nome (perfino di quel paraffo tricuspide, D(onatien) A(lphonse) F(rançois) «signature d'amour» secondo Gilbert Lely!) Sono le disposizioni del 30 gennaio 1806, che riguardano la propria sepoltura. «Sulla fossa, una volta colmata, si seminino ghiande, in modo che, ricoprendosi il terreno col passar del tempo di nuova vegetazione e il bosco tornando folto come prima, 176

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