Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

che ti sembra rassomigliare, senza nessuna differenza, a un'altra, e vedrai che questa differenza esiste e, per quanto lieve, possiede essa sola quella delicatezza, quel raffinamento che distingue e caratterizza il genere di libertinaggio in questione». Quel momento di silenzio «Tutte le scene di fottimento cominciano con un momento di calma: pare che si voglia assaporare la voluttà tutt'intera e si tema di lasciarsela sfuggire parlando...» Che silenzio superiore, direi contemplativo, è quello che prende corpo in questa pagina di Juliette? I romanzi di Sade sono riboccanti di violenza anche sonora: grida, bestemmie, ingiurie, deliri di coloro che godono; urla di dolore, pianti, scongiuri delle vittime. Certe volte questa scarica fonica viene sfruttata per la creazione di un piacere supplementare: è il caso del casco imposto a M.me de Verneuil che ne trasforma le urla di dolore in muggiti - del resto, vecchio stratagemma seviziatorio, da Falaride in poi! E tuttavia tutto questo frastuono è come impastato e insieme infinitamente allontanato in una gran bolla di opacità che impedisce di selezionare i singoli elementi sonori, riducendoli a un'unica nota bassa continua di fondo. Nel testo di Sade c'è un tempo per operare lubricamente («j'ai plus envie d'agir che de parler» dice la Clairwill), un tempo per discettare di teoria («Asseyons-nous et dissertons. Ce n'est pas tout que d'éprouver des sensations, il faut encore les analyser. Il est quelquefois aussi doux d'en savoir parler que d'en jouir») e un tempo per tacere. Il silenzio che interviene prima della scena erotica, disegna un luogo: luogo ipotetico del godimento? 174

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==