Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

del Petrarca (e non, come fu, di Laura), di una ferrea decisione d'intraprendere altro salir al ciel, mediante la quale rinunciare ad una conduzione dell'esistenza avvertita progressivamente peccaminosa e traviante. Se si tiene a mente che anche la seconda parte sarebbe comunque principiata con un'altra grande canzone di ripensamento, ci si può rendere conto di quanta volontà avesse il Petrarca di ascrivere a se stesso la chiusura dell'esperienza, che la morte avrebbe, diciamo, solo santificata. Conseguenzialmente, le parole-rima pongono l'accento sulle forze in campo nel «ripensamento» che vorrebbe, al contempo, liquidare e trattenere nella memoria l'esperienza amorosa: da una parte FRONDI e RAMI (che costituiscono il più delle volte il consueto senhal silvestre della donna-lauro), dall'altra LUME e CIELO (travianti, quando rappresentano il terzo cielo, quello di Venere, e l'ardente lume dell'inclinazione celeste; ma redimenti, se cristianamente connotati). Fra i due termini dell'opposizione si situano lo spazio e il tempo (POGGI e TEMPO) di questa narrazione. In verità la sestina si sofferma essenzialmente sulla storia amorosa, che viene rivissuta in tutti i suoi simboli e stilemi (belle frondi, dispietato lume, leggiadri rami, ardente lume, primi rami, invescati rami, dolce lume, amati rami; per limitarsi alla sola modificazione aggettivale delle parole-rima). Il «ripensamento» diviene da memoria, diciamo pure compiaciuta, pentimento cristiano solo nei tre versi conclusivi dell'ultima stanza e, soprattutto, nel congedo, dove le parole-rima (escluse CIELO e TEMPO) vengono tutte affiancate dall'aggettivo ALTRO10 , e in tal modo subiscono una definitiva torsione antitetica: altr'amor è l'amore divino contrapposto al profano, altre frondi indica altre più cristiane passioni e anticipa la sineddoche antonomastica conclusiva, altro lume oppone allo sguardo innamorante della donna la luce della fede, altri rami mostra, attraverso la sostituzione del verbum proprium della sineddoche (rami per «croce» non più per 153

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