propria produzione o, meglio, è il primo poeta a segnalare una progressione nelle sue «rime sparse» in qualche modo isotopa ai ritmi esistenziali. Uno studio approfondito, in questa prospettiva, sui Rerum vulgarium fragmenta finirebbe con l'evidenziare, dunque, non pochi «connettori intertestuali», di cui la maggior parte a posteriori (frutto di quella che si potrebbe definire la «tecnica del montaggio») ma fra i quali non è detto non sussistano creazioni ad hoc, e in tale funzione equiparabili alle prose con le quali Dante ridusse ad unum i molteplici poetici della Vita nuova. Mi limiterò qui, nelle poche pagine che mi sono imposto, a porre l'accento sull'evento più squisitamente «narrativo» del Canzoniere, la morte di Laura, dal cui squarcio l'opera si struttura bimembre. Delle nove redazioni dei Rerum vulgarium fragmenta, accertate e studiate da Ernst H. Wilkins4 , mi soffermerò sulla terza forma, detta Correggio o Pre-Chigi, sulla quarta, la Chigi, e sulla finale. Fermo restando che la seconda parte del Canzoniere, quella «in morte di madonna Laura», principia comunque con la canzone di ripensamento CCLXIV(/' vo pensando, et nel penser m'assale), lì dove la morte della donna è esplicitamente annunciata solo dopo altri tre individui (canzone CCLXVIII, Che debb'io far? che mi consigli, Amore?), la scelta «narrativa» di queste tre redazioni(vale a dire la scelta sul dove far avvenire lo scarto), è riscontrabile nei componimenti che concludono la prima parte. Ci troviamo così di fronte a delle scosse di assestamento concettuali, atte a risolvere il luogo significante nodale del Canzoniere, quello per il quale l'ordine delle liriche diviene slancio narrativo. Nella forma Correggio la prima parte si arrestava con la sestina A la dolce ombra de le belle frondi (CXLII) «which is an elaborate reminiscent poem of love and religion»5; ad essa, dunque, è dato il compito di chiudere i versi «in vita di madonna Laura», cioè di segnare il definitivo arresto 151
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