Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

rizzati a parlare di «blue sensation» anziché di «sensation of blue». La differenza delle due proposizioni indica la fonte d'illusione che è al centro della presente riflessione... Noi ricaviamo proposizioni generali relative a fatti che in realtà non intrattengono nessuna relazione diretta con la nostra esperienza personale. Così noi ci illudiamo di ottenere una conoscenza «oggettiva» dell'universo laddove per oggettivo si intende «fuori da tutte le coscienze individuali» («outside all consciousness») anziché comune a tutte. (p. 90). Dunque, l'esperienza personale non è rappresentabile altro che per via verbale, ovvero per proposizioni, «formule» grammaticali: è il linguaggio, pur nelle sue cellule di elementarietà, a parlare l'esperienza collettiva e il suo sapere. Allora, il linguaggio dice il mondo, e al contempo Io formula, in senso già wittgensteiniano: Si crede di star continuamente seguendo la natura, ma in realtà non si seguono che i contorni della forma attraverso cui la guardiamo. (L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, p. 114) dice anche, di quella formula, le convenzioni, le «illusioni», le fallacie. A queste precise premesse si ispirano le «Fundamental ideas» che Keynes discute nella Part I del suo Trattato, a generale corollario categoriale e concettuale della Teoria. Al centro della riflessione è, anche per Keynes, la natura proposizionale non-dimostrativa della conoscenza e della trasmissione delle sensazioni: da qui l'osservazione del rapporto esperienza-convenzione linguistica (cfr. paragrafo 7: «the sensation of yellow» vs «the meaning of yellow»; del ruolo decisivo quanto ambiguo della memoria (cfr. par. 8 «Esiste ad un dato momento una quantità di conoscenza che ci viene non per via diretta, né per via argomentativa- è quando noi ricordiamo»); e dell'opera143

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