Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

knowledge, di individua[ e genera[ truth: Ognuno di noi è un'unità assoluta, e un incolmabile abisso lo separa dalla conoscenza diretta di altre coscienze. Ma noi tessiamo la trama dell'Universo attraverso i nostri sensi: indichiamo le varie relazioni dei corpi tra loro, e le relazioni di altri individui dotati di coscienza nei nostri confronti. Il tempo e lo spazio sono l'ordito e la trama su cui si ricama la scena sempre mutevole della nostra coscienza. Per suo mezzci dei segnali ci vengono da altri centri di coscienza: è così che il nostro isolamento finisce e i pensieri che ivi si producono son frutto dell'azione e reazione di varie coscienze. Dal corpo vivo che vedo e tocco, senza esitazioni infierisco l'esistenza di una mente analoga alla mia, poiché solo così posso spiegare le azioni di quella mente. Allora, il credere nell'esistenza dell'altro è parte integrante delle mie convenzioni fondamentali; tutto il mio sistema di pensiero si sviluppa nella costante necessità di armonizzare i miei pensieri con i tuoi. Ciò che è oggettivamente vero è, molto semplicemente, ciò che è vero per entrambi, per me e per te. (p. 94). Alle soglie del moderno, la razionalità «forte» della metafisica e le certezze «dimostrative dell'empirismo sono messe contemporaneamente in scacco. Un soggetto ormai moderno, che ha accettato la realtà «fragmentary discontinuous and narrow» della propria esistenza, reclama «formule di più ampio («wider») valore applicativo entro cui l'esperienza individuale sia inclusa, non esclusa» (1.51-52), e riempie lo spazio di quel «wider» con l'opzione di una «omnipresent consciousness» (1.38) frutto di un riconoscimento reciproco tra soggetti. È d'altronde con la messa in comune di giudizi, «articulate and esplicit», che l'esperienza soggettiva si farà «scientifica», raggiungerà statuto di «oggettività». Infatti, preciserà Stephen, postulando una «omnipresent consciousness», «non crediamo 140

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