Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

volta idealmente la mia prospettiva. Così Keplero costruì il sistema solare... Per farlo egli dovette porsi immaginativamente in un diverso punto di vista tale per cui le relazioni postulate potessero poi ricondursi entro limiti di osservazione diretta. Ogni progresso scientifico altro non è che uno sviluppo e un'articolazione più precisa di un medesimo procedimento. Ne consegue di solito una formula generale contenente un termine incognito: se si definisce il termine si ottiene il dato corrispondente al caso particolare di una certa percezione. Insomma, è come se noi postulassimo l'esistenza di una coscienza onnipresente («omnipresent consciousness») che può focalizzarsi in un dato intervallo di tempo su ogni punto particolare, tale per cui a singole formule potranno corrispondere percezioni particolari. Il fatto di mantenere il riferimento al generale, anziché passare al particolare, ingenera l'impressione di voler continuare a produrre in qualche modo delle verità «oggettive» («objective») proprio nel senso di prive di riferimento all'esperienza individuale e contingente. Certamente ogni uomo è riferimento basilare del proprio conoscere... solo, si tenderà ad elaborare formule di più ampio valore applicativo entro cui l'esperienza individuale sia inclusa, non esclusa. E con ciò non crediamo di muoverci di un passo verso l'abolizione della idea di soggetto. (p. 88) Muovendosi tra teologia, fisica, filosofia e etica, Stephen coglie la sostanziale continuità del metodo conoscitivo umano, entro la più vasta cornice del procedimento razionale («ogni progresso scientifico altro non è che uno sviluppo e un'articolazione più precisa d'un medesimo procedimento». Quanto alla natura del procedimento («procedure»), l'autore mantiene l'ipotesi dualista di strumenti diretti e indiretti, di «senses» e «judgements» ugualmente disponibili ad ogni individuo della specie umana: ovvero, in senso lockiano, ogni individuo è in con138

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