Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

arrivare a conclusioni completamente estranee alla realtà. Penso inoltre che il progresso di una società consista di movimenti irregolari, e che omettere di considerare le cause che determineranno la crescita della produzione e della popolazione, o comunque una sua grande modifica, per i prossimi otto o dieci anni, significa omettere per intero la causa della ricchezza e della povertà delle nazioni - ovvero l'oggetto ultimo di ogni analisi politico-economica. (EB, p. 97-98). In gioco sono la realtà umana nei suoi tratti economici e politici e il metodo di conoscerla e prevederne le modificazioni; in gioco è il rapporto tra esperienza e costruzione astratta, tra evento particolare e legge generale, tra la transitorietà propria dell'esperienza e la permanenza ipotizzata e necessaria all'osservazione teorica della stessa, e ancora, tra irregolarità e ripetizione, tra «breve» e «lungo termine». Per Malthus i tempi e i modi di astrarre di Ricardo finiscono col falsificare in modo inaccettabile «the state of things», imprimendogli una immobilità che appare innaturale, «at most distant from the truth». Il problema è piuttosto quello di rendere più frequenti, e quindi più ricchi di informazione, i tempi di osservazione; e che il particolare, il transitorio e l'irregolare, non siano omessi da un eccessivo rigore formalizzante. (Questi stessi nodi concettuali e metodologici saranno posti da Keynes a premessa della sua Genera! Theory; precisiamo che il saggio su Malthus fu scritto in varie riprese tra il 1914 e il 1924, quindi almeno dieci anni prima.) «The artificial groove» in cui Ricardo aveva gettato la disciplina economica inglese ne aveva condizionato pesantemente lo sviluppo, ne aveva fatto una «intellectual construction» più o meno sofisticata e aggiornata, fino a Marshall. Su queste premesse, Keynes non abbandona l'economia, come Marshall aveva sperato non accadesse, 117

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