Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

caso di Malthus, ricordando che egli ebbe come «fairy god-mothers» Rousseau e Hume (nientemeno!) e che il padre scelse per lui un precettore discepolo di Rousseau, di cui nella biografia non si tralascia di riportare una breve massima: Il miglior beneficio per l'educazione del giovane è l'insegnargli a esercitare appieno le sue facoltà, conducendolo fino all'estremo limite della conoscenza attraverso quel graduale processo di riconoscimento e rafforzamento di sé, tale per cui egli trarrà godimento dalla coscienza delle sue proprie capacità e dei suoi meriti. (EB, p. 78) Un fervore pedagogico non dissimile a quello di scuola illuminista, non ancora toccato da certo fanatismo «formativo» più propriamente vittoriano, dovette probabilmente guidare John Neville Keynes nel suo ideale di padre e di educatore. Fu infatti il padre a farsi per Maynard unico tutore, solerte e puntiglioso (come si deduce dalle note del diario paterno che scandiscono l'intera carriera scolastica del figlio) e fu sempre il padre a predeterminare un curriculo di studi tra i classici e la matematica a cui il figlio resterà sempre fedele. Così, al di là di una scissione di sapere ormai in rapida diffusione e a cui le scuole inglesi andavano adeguando i propri programmi, si modella una formazione storicamene «old-fashioned»: dalla prima infanzia («Before he was ten Maynard had finished Book I of Euclid, was doing Quadratic Equations in Algebra and Stocks in Arithmetics, Ovid and continuous prose in Latin», ci informa Skidelski), e poi a Eton, dove i classici e la matematica continuavano ad essere le due materie fondamentali, intoccate dalle riforme filo-positiviste, ed infine al King's College, preferito al Trinity per la possibilità di un curriculo «combinato» che meglio si adattava agli interessi e alla versatilità del giovane Keynes. Sulla opportunità di un percorso «combinato» di studi e d'e110

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