Il piccolo Hans - anno XV - n. 59 - autunno 1988

(in una lettera del 1926 da Parigi, Benjamin ha parole di caloroso elogio per Bloch e ne loda la memoria, eccellente non solo per i contenuti dei suoi scritti ma anche per quello delle conversazioni orali). A mezzo secolo di distanza, in un'intervista del 1974, Bloch associa subito l'amicizia con Benjamin a quella notte caprese: «Benjamin lo conobbi molto prima [di Kracauer], in Svizzera. Aveva quasi trent'anni. Riconobbi subito le doti eccezionali di quel giovane, di cui ero molto più anziano. Benjamin era un po' buffo, eccentrico, ma in modo altamente proficuo. Aveva scritto ancora poco, tuttavia avemmo lunghissimi colloqui notturni, che proseguirono allorché ci reincontrammo in Italia. Mi ricordo di un colloquio che durò fino all'alba su Tieck, Der bionde Eckbert, una novella di Tieck, durante il quale furono sollevate insolite questioni sul contenuto della novella, in parte provocate dall'eccentricità di Benjamin, connesse con il fenomeno del déjà vu, con il sentimento che soprattutto i bambini possiedono dinanzi alle cose, cioè 'd'essere già stati una volta al mondo'» (Bloch E., Marxismo e utopia, Roma, Editori Riuniti, 1984, p. 74). 2 Rinvio per comodità del lettore alla traduzione compresa in L. Tieck, Novalis, C. Brentano, Fiabe romantiche, Torino, UTET, 1942 (rist. TEA 1988), pp. 15-35, peraltro non esente da pecche, la più vistosa delle quali è la traduzione di Eckbert con Erberto, laddove il nome vuol suonare cacofonico e stridente nell'originale. Il «nome cacofonico» Eckbert, osserva Bloch, fa da pendant al suo aspetto esteriore, diviso tra la folta luminosità della capigliatura e il volto scolorito (E. Bloch, Bilder des Déjà vu cit., p. 240). Eckbert, come ha notato Mittner, è inoltre l'inversione del nome di un altro eroe di Tieck, Berneck. L'attenzione al nome, a parte le ovvie cautele filologiche, appare di rigore in un'opera in cui il nome precede il testo: Nicolai chiese infatti a Tieck una fiaba per i «Volksmarchen», e a Tieck venne fatto di dirne il titolo ancor prima di attendere alla stesura dell'opera. 3 E. Bloch, Bilder des Déjà vu, cit., p. 240. 4 lvi, p. 238. 5 lvi, pp. 234-235. 6 E. Bloch, Motiv des Scheidens, in Spuren, Bd. 1 della Gesamtausgabe, cit., p. 72. 7 Cfr. ad es. E. Bloch, PhilosophischeAufsiitze zur objektiven Phantasie, Bd. 4 della Gesamtausgabe, cit., p. 344. 8 E. Bloch, Bilder des Déjà vu, cit, p. 252. 9 L. Boella, Quadro con cornice mobile e quadro ad arco: pensare per immagini e utopia in Ernst Bloch, «Fenomenologia e società» 9, 1986, p. 92. 10 E. Bloch, Bilder des Déjà vu cit., p. 239. Berta «resta terrorizzata sia 'di fronte a una realtà senza mistero' (M, Thalmann) che di fronte alla realtà del suo mistero» (K. Weigand, Zu Tiecks «Der bionde Eckbert» anhand der Deutung durch Ernst Bloch, «Bloch-Almanach» 3, 1983, p. 120). 11 Ivi, p. 241. «Il rapporto tra i modi temporali viene qui interamente sovvertito: Berta si trova veramente nel luogo di cui racconta, ma il suo 'entrare nel racconto' corrisponde al non essere mai entrata nella vita» (L. Boella, Quadro con cornice mobile e quadro ad arco, cit., p. 91). 102

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