Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

quello dei bambini...». L'interlocutore è Fliess, e la lettera in cui compare tale passo contiene gli annunzi, sia pure enigmatici, di un'altra iniziazione, quella dell'autoanalisi. Bosco, funghi già qui si annodano con l'elaborazione teorica - ed è difficile discernere se siano semplicemente simboli o modi di quella elaborazione. Né si deve dimenticare che la metafora del bosco, di una natura accidentata da attraversare fino al punto in cui finalmente si spazia, e qualcosa appare, è privilegiata dall'uso freudiano quando si parli del procedere nella costruzione della nuova scienza. I funghi, poi... Come hanno raccontato i figli di Freud, c'è tutto un cerimoniale, appunto iniziatico, per questa caccia a «una selvaggina leggera quanto inafferrabile»: il silenzio nel penetrare nel bosco, quasi distrazione volontaria; poi il lancio del cappello sull'esemplare appena scovato, a imprigionarlo e insieme coprirlo. Il fungo è qualcosa di latente nella vegetazione boschiva, ma pronto a comparire per l'occhio addestrato - o forse, se diamo retta a Goethe, per l'organo nuovo che la passione della caccia ha sviluppato, in parallelo con l'oggetto. Tali associazioni non vengono a caso, l'associare è un meccanismo insorto per far sì che la mia ricerca si muova nella congiunzione/scambio fra sensibile e astratto. Io dico una frase: «la pace della sera. » Questa frase può essere il semplice enunciato constativo di uno stato - di quiete, di riposo - in cui si trova, e a cui induce, un certo evento naturale qual è la sera. Ma «la pace della sera» può essere pronunciata, ossia può essere investita da un'energia che mobiliti una rete di riferimenti, fantasmi, emozioni che vanno ben al di là dell'accertamento nudo cui accennavo. Tale pronuncia non significa solo, per esempio, la caduta delle ansie di una giornata, il calmarsi delle passioni quasi in parallelo con lo spegnersi di luci e colori, un'at95

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