Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

La pace della sera Nel 1823, Goethe scriveva una paginetta a proposito della diffidenza ispiratagli dalla massima «conosci te stesso», che gli sembrava un'astuzia per confondere l'uomo ponendogli esigenze irraggiungibili. «L'uomo conosce se stesso soltanto in quanto conosce il mondo, di cui si rende conto soltanto in se stesso, proprio come nel mondo prende coscienza di sé.» Come i sentieri che s'inoltrano nel bosco, questa affermazione goethiana può portare a radure diverse. Nel suo contesto, serviva all'affermazione del pensiero oggettivo, che non si separa dagli oggetti - eppoi, della poesia oggettiva. Più limitatamente, significherà magari che un discorso teorico può appoggiarsi agli oggetti sensibili, per ricavarne una certa spinta alla formulazione. Aderire un momento all'oggetto, per staccarsene: anche a saggiare se davvero, come sostiene Goethe poche righe più in là, «ogni nuovo oggetto, se ben contemplato, dischiude in noi un nuovo organo»; pure un nuovo organo speculativo. Nemmeno un'interrogazione su quel tema disagevole e in fondo imbarazzante che è il sublime, rifiuta di prendere le mosse, un po' a sorpresa, da un aspetto di natura, però badando subito alla sua modulazione e agli effetti conseguenti. I sentieri del bosco li percorreva anche Freud alla ricerca di funghi, passatempo anzi, nel caso, passione, su cui disponiamo di troppe testimonianze dirette e indirette per non stimarla significativa. «Ad Aussee conosco un meraviglioso bosco pieno di felci e di funghi, dove tu mi inizierai ai segreti del mondo degli animali inferiori e di 94

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