Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

«chez Vigny, c'est le maintien inflexible du regard sur la maturation de la pensée»33 . Da un lato, c'è identificazione proiettiva («Je dirai qu'ils sont beaux quand tes yeux l'auront <lit», v. 63); dall'altro, spazio-tempo contemplativamente imbricati («Les grands pays muets longuement s'étendront», v. 329); da un lato, c'è conoscenza della finitudine dell'uomo («Voir ceux qui sont passés et ceux qui passeront», v. 326) e sentimento della catena delle generazioni; dall'altro, comprensione della bellezza, animazione estetica, lutto felicemente elaborato («Tous les tableaux humains qu'un Esprit pur m'apporte /. S'animeront pour toi [...], vv. 327-28). Fatti consci di questi complessi fasci semantici incrociati (o sovrapposti, o circolarmente investiti, secondo lo schema sopra esposto), siamo ora pronti a sostenere senza troppi cedimenti la sconvolgente bellezza dell'ultima, fatidica strofa. 330 Nous marcherons ainsi, ne laissant que notre ombre Sur cette terre ingrate où les morts ont passé; Nous nous parlerons d'eux à l'heure où tout est sombre, Où tu te plais à suivre un chemin effacé, A rever, appuyée aux branches incertaines, Pleurant, comme Diane au bord de ses fon-· taines, Ton amour taciturne et toujours menacé.34 4. Questa strofa-la quale forse non rappresenta niente di meno che la complessa genesi della visione poetica, del proces�o creativo: pensiero del tesoro, tesoro del pensiero,-debbo confessarlo, mi ha sempre richiamato l'immagine heideggeriana del Pastore dell'essere transitante negli Holzwege. Che altro sono, se non tracce di altre tracce, 70

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