Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

ra in cima. Tutti luoghi che per noi sono lo scenario in cui si muove quell'«io» tragico e supplice: che sia montagna o torre, scala o fato, oppure isola. Vorrei concludere questo camminamento dentro zone diverse dell'esplorazione sulla Bibbia e sui codici poetici di Frye, con la sua notazione sul «processo associativo oracolare», individuato come corrispondente nella tradizione poetica religiosa del teatro epifanico con i suoi simbolismi. Uno dei prodotti più immediati di questo processo è un tipo di poesia religiosa caratterizzata da una concentrazione di suoni e da un'ambiguità di significato di cui l'esempio moderno più noto è la poesia di Hopkins... Notiamo che molta parte della letteratura sacra è scritta in uno stile pieno di giochi e di echi verbali, nel quale è spesso difficile distinguere rigorosamente tra ritmo metrico e prosastico. Le traduzioni inglesi della Bibbia, specialmente quella del 1611, mantengono con molta abilità questo ritmo «oracolare» di prosa-verso; anche se i giochi di parole ebraici sono, naturalmente, un'altra cosa.31 Ora fermiamoci e ricominciamo daccapo, ricominciamo dalla parte di Hopkins. Conclusione L'incursione nella varia fenomenologia del dire «io» nei sonetti «terribili» mostra il complesso sovrapporsi degli elementi della rappresentazione simbolica dentro cui avviene la presa di parola, l'invocazione supplice dell'«io». Il salto violento e profondo che deve compiere l'«io» so

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==