Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

sione di un individuo da un gruppo, e perciò suscita uno dei terrori più radicati in noi... Nella figura del supplice la pietà e il terrore sono portati al più alto grado possibile di intensità, e le terribili conseguenze di un atto di ripulsa del supplice per tutti coloro che vi sono implicati costituiscono un tema centrale della tragedia greca... O ancora, spesso, il supplice è nella posizione, strutturalmente tragica, di chi ha perso una posizione di grandezza: tale è la situazione di Adamo ed Eva nel decimo libro del Paradise Lost.30 La complessa rete di relazioni che lega il supplice alla struttura della tragedia qui si scioglie per noi nell'individuazione di quell'incremento di terrore che la voce supplicante, separata dal gruppo, assume davanti al gruppo stesso e alla maestà di chi è fatto segno della supplica. Questa figura, impotente e femminile come la voce delle poesie di Hopkins di cui ci occupiamo, è ora separata dall'istanza del potere, non più inclusa nell'ascendente della metafora regale, tipica dell'«io» dei Salmi (impersonato da re Davide, per esempio). Così nella tragedia, fuori dalla Bibbia, si orizzontalizza e si separa (un supplice e un re) ciò che nella Bibbia era ancora verticale e unificato (un re supplice). La figura della caduta, di chi ha perso una posizione di grandezza, tipica di Adamo ed Eva, e di molti eroi tragici, ci ripropone in tutto il suo rilievo diacronico la parabola di un destino dal culmine alla rovina. Questo punto di passaggio simile al risveglio con la sua sostituzione di mondi ha una connotazione epifanica, e uno strascico riflesso sull'ambiente. Sono soprattutto luoghi che connettono cielo e terra (in Hopkins le epifanie-inscape d'albero) i luoghi di grande esposizione e rischio, i luoghi scenario di una possibile rivelazione come la cima della montagna da cui Mosè contemplò la terra promessa, o la scala di Giacobbe, in Paradise Lost appesa al cielo con un'apertu49

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