Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

tinerario mitico, che sta per terminare, una coscienza che il mito non comporta. Aiace, dopo essere stato detto dal mito, deve dire se stesso: la tragedia, basandosi sulla sostanza piatta del mito, inventa una poesia della retrospezione e della decisione che segna contemporaneamente l'avvento di una interiorità sofferente.29 La riflessione nasce così come ciò che giunge sempre troppo tardi, posdatata rispetto al tipo che ha valore retroattivo, la riflessione è tiranneggiata dentro la struttura del mito, come l'uomo nella storia, dentro la metafora legale che percorre tutta la Bibbia (l'uomo vi è sottoposto a processo e soggetto a giudizio). Dunque per traslato la riflessione nascendo, nasce già, come la storia, voce stessa dell'accusatore. «Quello dell'accusatore è il ruolo principale riservato a Satana nella Bibbia». Vale così la definizione di Byron per cui la storia sarebbe «la sacra scrittura del diavolo». Ma soprattutto vale per noi l'osservazione che in questa struttura accusatoria della riflessione si organizza la lotta del discorso poetico in prima persona dei sonetti «terribili». Una lotta nella quale la parola nasce minacciata, mentre il soggetto che se ne deve far carico, il soggetto della riflessione si divide sulla pagina furiosamente. Un altro tratto di questa genealogia che merita di essere messo in luce riguarda la figura del supplice nella tragedia (del buffone, del fool, ci siamo già occupati altrove). Con i suoi grandi repertori di figure e di situazioni letterarie e di genere, è l'Anatomia della critica questa volta a fornirci materia di riscontro. 48 Il supplice è un personaggio spesso femminile che offr� uno spettacolo di totale miseria e impotenza. E una figura patetica, e il pathos è ancora più terrificante della tragedia. Esso si basa sull'esclu-

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