Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

tezza, quella che ha Cristo (48), la meraviglia della mente (21), lo stillante incremento (49), il rapimento unico di un'ispirazione (51)) innalzato da un agente irresistibile: sia Dio, o la musica di Purcell, o la rivelazione del volto segreto dell'«io» voglio. Questo agente interviene nel dialogo hopkinsiano compiendòlo, poiché le sue figure si fanno portatrici, nella struttura triadica, d� una teoria della trasmissione poetica e dell'ispirazione. lt is the forged feature finds me; it is the rehearsal Of own, of abrupt self there so thrusts on, so [throngs the ear. Let him ho! with his air of angels then lift me, lay (21, versi 7 - 9)20 [me! Così nella manifestazione dell'abrupt self c'è una bella estensione di quella solitudine e di quella fragilità da cui siamo partiti, grazie alla rivelazione dell'Oscuro Interprete, c'è la scoperta del passo successivo espressa in Nondum (80): è un sussurro al cuore che veglia, è una parola materna. «lo, parla solo se è atteso (o amato)» (De Certeau): il testo parla, ma come il bambino con la madre, la sua possibilità si parlare dipende da una parola che lo previene, e da un'attesa che egli postula. E c'è di più: nella forza di questo «io» repentino, nel modo cogente con cui è suscitato al richiamo c'è un nesso profondo con la Bibbia, il primo - noi ne analizzeremo altri - ma forse il più irresistibile. Il poeta invoca un annuncio: egli giace nell'abbattimento, ma conosce un richiamo insopprimibile che viene dalla musica, dalla lettura dalla poesia, ma soprattutto da Dio. Questo annuncio lo ha portato nel linguaggio, e alla fine esso solo - anche se così raro - può ricondurvelo. Questo annuncio ha una qualità che corrisponde a qual40

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