Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

La performance così implicata è sorretta dal volo, e dai segni linguistici dell'enunciazione che riguardano l'istanza stessa del discorso . Seguendo ancora la Fabula Mistica possiamo dire che quest'intenzione iniziale in quanto enunciazione è un performativo che non descrive nessun referenziale, non è suscettibile di errore, compie solo ciò che dice. « È di per sé l'azione del locutore: 'io voglio'». È un caso limite di performativo... È operativo nel senso che compie la metamorfosi del locutore in soggetto di volere. La sua performatività consiste nell'instaurare un posto (di soggetto) e l'autonomia di un'interiorità ... 12 Dato il «posto» al soggetto, il volo trasforma la particella di «io» in energia, in una meteora che attraversa, annientandosi, la crosta dura del linguaggio. La sua sparizione nel testo, come buco, sta lì a segnarne il passaggio incandescente, non altrimenti rilevabile: nel testo, il soggetto è oblio. 36 Il volo... dà luogo al soggetto parlante. Si tratta non tanto di «voler dire», quanto del volere da cui nasce o può nascere un dire, e che pone già l'essenziale di ogni enunciazione. Tale volere non ha per oggetto il dire... esso definisce l'atto di dire, è ciò che ogni dire dice: dire, è volere. ...Emerge un cominciamento o infanzia del dire nel punto in cui coincidono il radicarsi del parlare in un volere infinito . ..e la sua singolare inscrizione nella lingua.13 E ancora: Il «puro» volere, o intenzione, introduce nella mente e nel linguaggio una vacanza dei contenuti determinati. Vi si traccia con un bianco, l'«io», un posto «vuoto», secondo Benveniste. Come si vedrà, l'«io» è sostituto del volo che lo costituisce

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