di unificazione delle «due culture», il materialismo storico sembra aver definitivamente scalzato il materialismo della fisica classica nella lotta contro il comune avversario, l'idealismo. Bateson non mancherebbe di denunciare queste posizioni come una nuova visione sostanzialista, che prepara la strada al ritorno delle illusioni trascendentali: se si afferma il primato di una ragione scientifica unificata nei suoi principi, arricchita di temi e contenuti provenienti da altri modi della conoscenza, capace di operare in campi applicativi sempre più vasti, è impossibile approfondire la critica del soggetto «classico» della conoscenza; la tensione concettuale si sposta dai temi epistemologici alle applicazioni disciplinari del «nuovo paradigma» di cui ci si affretta a esplicitare le implicazioni progettuali. Il primato della soggettività cosciente e della razionalità finalizzata tornano a insidiare, in forme più difficili da estirpare con le armi della critica, le acquisizioni dell'epistemologia della cibernetica. La tesi che viene qui proposta è che tali acquisizioni dipendono anche, e in misura non trascurabile, dalle implicazioni teologiche del pensiero di Bateson: quando Bateson difende, pur senza identificarsi con una posizione mistica, le «ragioni del cuore», non parla di un residuo irrazionale della conoscenza scientifica, ma dell'autonomo valore euristico ed epistemologico di altri linguaggi. Mentre la differenza fra la creatura e il pleroma è dell'ordine della differenza fra le parole e le cose in sé, il linguaggio della religione e dell'arte dischiude l'accesso a quella dimensione dell'immaginario che è l'unica che riesce in qualche modo a uscire dalla regressione infinita della mappa, a cogliere l'essenza del territorio, a dire la totalità, attraversando i diversi livelli di tipi logici in cui si articola il multiverso spaziotemporale. Questa riscoperta del ruolo della religione e degli altri linguaggi che operano riella dimensione dell'immaginario accomuna la 181
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