Il dualismo di Bateson è tanto più radicale, irriducibile, in quanto non si fonda sulla opposizione sostanzialista di spirito e materia, ma sulla differenza, sulla necessità della reciproca autonomia fra linguaggi che descrivono stati di cose, processi, eventi ed esperienze che si producono a differenti livelli di tipo logico. E le ragioni di questo dualismo permangono immutate anche contro il tentativo di sintesi monistica che si muove nella direzione opposta e complementare a quello operato da Capra, vale a dire contro un riappropriazione dei grandi interrogativi metafisici del pensiero religioso da parte del pensiero scientifico. Da questo punto di vista, nulla mi sembra più lontano dal pensiero di Bateson delle recenti interpretazioni dell'epistemologia delle scienze della complessità come «nuovo paradigma»16 • Si tratta di posizioni che applicano la terminologia di Kuhn (assimilandola alle categorie dello storicismo) all'evoluzione di alcune discipline scientifiche, nel tentativo di rifondare una visione unitaria dell'evoluzione della materia, della vita e della cultura. In questo senso viene ad esempio interpretato il contributo di Prigogine e della scuola di Bruxelles: l'introduzione del concetto di irreversibilità nella descrizione dei comportamenti della materia, la termodinamica dei sistemi lontani dall'equilibrio, lo studio delle «strutture dissipative» e dell'«ordine mediante fluttuazioni» hanno consentito di dimostrare che le caratteristiche del vivente non costituiscono una «emergenza» rara e improbabile del mondo inanimato e che quest'ultimo risponde a sua volta a determinate leggi evolutive. La prospettiva della prigoginiana «nuova alleanza» viene posta a coronamento di un processo che consente finalmente di far convergere la teoria evoluzionistica con la filosofia della storia; i modelli e le metafore delle scienze del vivente, dopo essere stati esposti al rischio della sintesi riduzionistica da parte della fisica classica, si propongono a loro volta come terreno 180
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