Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

so» si dissolvono, lasciando il campo a un mondo di pure relazioni, un mondo di differenze simile al mondo mentale descritto da Bateson. Capra valorizza le omologie fra i concetti teorici della fisica contemporanea e le immagini cosmologiche delle religioni orientali: la mistica orientale ha colto l'essenza di un mondo smaterializzato, costituito solo di mappe all'infinito, assai prima della scienza occidentale che solo oggi è arrivata a predicare la necessità di vincere maya, l'illusoria suddivisione dell'universo in parti e la contrapposizione soggetto-oggetto. Guardando all'universo con gli occhi dell'eternità, come ci invita a fare Capra, non sembrerebbe dunque avere più senso mantenere la distinzione fra processi divergenti e convergenti, e lo stesso Bateson ammette di aver avuto a volte il sospetto che: «benché prigionieri dell'illusione, noi, con le nostre scelte e preferenze, lavoriamo per il taoista, mentre lui se ne sta comodamente seduto»14; eppure egli respinge questa tentazione: «può anche darsi che agli occhi dell'eternità che vede tutto in un contesto cosmico ed eterno, tutte le sequenze di eventi diventino stocastiche. Agli occhi dell'eternità, o anche a quelli del paziente e compassionevole santo taoista, può esser chiaro che per dirigere il sistema totale non è necessaria alcuna preferenza ultima. Ma noi viviamo in una regione limitata dell'universo, e ciascuno di noi esiste in un tempo limitato. Per noi il divergente è reale ed è una sorgente potenziale di disordine oppure di innovazione»15. Ciò che va comunque salvaguardato è l'autonomia del linguaggio scientifico, in quanto esso è il solo che può descrivere adeguatamente l'esperienza del limite, dell'essere temporalmente finito. La scienza non si interroga sull'essenza del reale, si occupa del mondo limitato delle relazioni di senso, delle differenze che producono significato. È il mistico che si interroga sul reale, che enuncia le metafore «che sono dette in verità», che parla il linguaggio che si propone di dire la cosa in sé. 179

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