Il piccolo Hans - anno XV - n. 58 - estate 1988

za incorrere in paradossi logici, la natura sostanziale della materia. Il primo punto viene affrontato a partire da una riflessione sul soggetto del verbo conoscere. La cultura occidentale identifica conoscenza e coscienza: nel mondo esiste un sapere perché esiste io, soggettività cosciente. Bateson, al contrario, affrontando l'interrogativo su «come noi conosciamo le cose in genere», include nel «noi» la stella di mare e la foresta di sequoie, l'uovo in corso di segmentazione e il senato degli Stati Uniti. Ma cosa conoscono questi «soggetti»? La stella di mare sa «come crescere secondo una simmetria pentagonale», la foresta sa «come sopravvivere a un incendio», il senato sa «come serivere una costituzione» 1 • In questo modo la natura autoriflessiva e intenzionale della coscienza non costituisce più il fondamento di una opposizione fra soggettività umana e oggettività naturale: il sapere dell'uomo viene restituito al contesto di «quel più ampio sapere che è la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoie e le commissioni e i consigli umani»2• L'essere pensante non è più identificato con i fantasmi della coscienza, esiste solo come parte del sistema di connessioni che lo legano a più vaste porzioni del mondo naturale esterno. Questo concetto potrà essere compreso meglio più avanti, analizzando la nozione batesoniana di «mente». Immediatamente evidenti sono invece gli effetti dell'errore che identifica coscienza e conoscenza. La coscienza è organizzata in termini di finalità, ci insegna ad ottenere più in fretta ciò che vogliamo. Questo principio economico ha consentito alla nostra specie di ottenere risultati formidabili ma, ora che la razionalità finalizzata dispone della potenza della tecnica moderna, si è evidenziata la sua capacità di turbare gli equilibri del corpo, della società e del mondo biologico in cui viviamo. Il fatto è che, proprio a causa della sua natura intenzionale, finalistica, 169

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