la coscienza applicata alle condizioni stesse della vita non può che essere distruttiva; essa, infatti, opera sui circuiti di contingenze interconnessi che costituiscono la fenomenologia del vivente, mentre può vedere «solo quei brevi archi di tali circuiti sui quali il finalismo umano può intervenire»3 • La scienza e la tecnica si fondano sulla loro capacità di calcolare le conseguenze di determinate procedure ed esperimenti, di «prevederne» i risultati, ma, in effetti, questa capacità è reale solo per brevi sequenze di interazioni lineari, mentre appare del tutto illusoria di fronte al comportamento di più vasti sistemi interattivi i quali, se disturbati, possono produrre curve di variazione esponenziali: È così introdotto il secondo punto forte dell'epistemologia batesoniana: i limiti della capacità di previsione delle teorie scientifiche hanno a che fare con i limiti della logica; la logica è un cattivo modello della causalità per il semplice motivo che non contiene il tempo. Il linguaggio comune, mediante la sintassi del soggetto e del predicato, ci induce a credere che le cose «hanno» determinate caratteristiche. La scienza non può accontentarsi di questo modo di parlare, pensare scientificamente significa introdurre relazioni non fra «nomi» e «attributi» ma fra differenti insiemi di interazioni temporali; il nostro sistema sensoriale e il sistema mentale che opera sulle informazioni che ricev� dal sistema sensoriale, infatti, reagiscono ai mutamenti, il mondo può essere descritto correttamente solo come rete di processi, intreccio di discontinuità. E tuttavia la scienza (ma in particolare la filosofia della scienza) ha cercato di distinguere il proprio linguaggio dal linguaggio comune rivendicando proprio quel rigore logico che pretende di usare il «se.. . allora» del sillogismo Gome se potesse descrivere il «se... allora» della causalità. Ma quando le interazioni circolari complesse che presuppongono processi temporali vengo170
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